28 Settembre 2018
“Bisogna lavorare ancora tanto per decarbonizzare la mobilità in Italia. Aumentano le auto elettriche ma sono ancora troppo poche rispetto ad altri Stati europei e sono quasi tutte concentrate nelle grandi città come Roma e Milano”. Si apre con queste dichiarazioni di Anna Donati – coordinatrice del Gruppo di lavoro sulla mobilità sostenibile del Kyoto club – il convegno “Mobilità elettrica e qualità dell’aria” svoltosi mercoledì 26 settembre a Milano e promosso da Kyoto Club e dal CNR–IIA (Istituto sull’Inquinamento atmosferico). L’incontro è stato organizzato nell’ambito di That’s Mobility, evento che promuove lo sviluppo della filiera industriale e l’efficientamento energetico per supportare il cambio di paradigma del settore automotive.
Nel convegno del Kyoto Club sono stati ribaditi i dati poco edificanti della mobilità italiana, soprattutto in relazione alla sua principale conseguenza: le emissioni inquinanti. Dai dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, citati nel rapporto “Mobilitaria” 2018 che prende in esame le 14 città italiane principali tra il 2006 e il 2016, il nostro paese è uno dei paesi europei in cui l’inquinamento atmosferico miete più vittime. Nel 2014 sono state 79.820 le morti premature e il traffico veicolare è il maggiore responsabile, nonostante ci sia ancora qualcuno che provi a sostenere tesi differenti.
Migliorare la qualità dell’aria è possibile perseguendo gli obiettivi che sono stati tracciati ormai da tempo dalle direttive europee e più recentemente dagli accordi di Parigi sul clima. Ma cosa sta facendo di concreto l’Italia per raggiungere entro il 2030 quelli delineati dal “Clean air policy package”, emanato dalla Commissione europea nel 2013, tra i quali c’è il taglio del 33% delle emissioni dei trasporti rispetto al 2005?
Dal rapporto “Mobilitaria” sembra che nel complesso non sia stia facendo molto. La qualità dell’aria è leggermente migliorata grazie all’adozione di alcuni provvedimenti e soluzioni come la mobilità condivisa o la chiusura di alcune zone al traffico (ZTL), oltre alla crisi economica che ha ridotto gli spostamenti del 20% dal 2008 al 2016. Ma i passi da fare sono ancora tanti e l’Europa com’è noto ha già aperto procedure di infrazione nei confronti del nostro paese per il superamento dei livelli di PM10.
Nel suo ultimo rapporto Mal’Aria, Legambiente riporta che nel 2017 in ben 39 capoluoghi di provincia italiani è stato superato, almeno in una stazione ufficiale di monitoraggio di tipo urbano, il limite annuale di 35 giorni per le polveri sottili con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo. Le prime posizioni della classifica sono tutte appannaggio delle città del nord, ma non va molto meglio nelle regini centro meridionali.
La politica nazionale non ha nella sua agenda l’obiettivo chiaro di decarbonizzare la mobilità, né tanto meno una strategia concreta. Le auto elettriche potrebbero essere parte della soluzione e infatti Anna Donati dice che il Kyoto Club ha “gli occhi puntati sulla legge di bilancio, anche se non sappiamo cosa aspettarci. I Cinque Stelle parlano da sempre di auto elettriche mentre la Lega pensa agli aiuti da destinare all’autostrada della Cisa per esempio”.
In questa situazione è dunque particolarmente importante il ruolo delle amministrazioni locali. Comuni e Regioni potrebbero dare un valido contributo al miglioramento della qualità dell’aria e in effetti da questo punto di vista qualcosa si muove. Dai tre assessori alla mobilità di Milano, Torino e Bologna, che si sono confrontati al convegno, arrivano segnali di cambiamento. Marco Granelli ricorda che dal mese di gennaio del 2019 a Milano sarà attività l’area B e si cominceranno a bloccare i diesel in progressione, per arrivare al blocco totale entro il 2025. Anche i mezzi pubblici saranno sempre più sostenibili perché da quest’anno si acquisteranno solo mezzi elettrici.
Fonte: Eco dalle Città