13 June 2018
Quali sono le modalità con cui le imprese approcciano la sostenibilità delle proprie supply chain e quale grado di maturità le imprese hanno acquisito in questo ambito?
Questo il focus del nuovo sondaggio internazionale condotto da DNV GL, ente di certificazione leader a livello globale, con il supporto dell’istituto di ricerca GFK Eurisko.
La nuova indagine ha visto anche la collaborazione di Sedex (Supplier Ethical Data Exchange), associazione senza scopo di lucro che gestisce la più grande piattaforma collaborativa al mondo per la condivisione di dati sull’approvvigionamento responsabile nelle catene di fornitura.
Il sondaggio si è svolto tra settembre e ottobre 2017 su un campione di 1.408 professionisti che operano in aziende di diversi comparti nei settori primario, secondario e terziario in Europa; Nord, Centro e Sud America; e Asia.
Il campione è qualitativo e costituito da clienti di DNV GL – Business Assurance e non è statisticamente rappresentativo delle aziende del mondo.
I risultati emersi da questa indagine sono poi stati messi a confronto con una precedente edizione dello studio condotta nel 2014.
In generale, le aziende oggi sono oggetto di maggiori pressioni per dimostrare la sostenibilità della propria supply chain rispetto alla scorsa edizione del sondaggio avvenuta nel 2014 (86%; +6%).
Il 76% afferma che i principali driver che influenzano la loro gestione di supply chain sostenibili sono proprio i clienti, mentre 9 professionisti su 10 dichiarano che la sostenibilità nella supply chain è tenuta in grande considerazione nelle loro decisioni di acquisto. La pressione arriva da molteplici direzioni, risulta infatti generata da diversi stakeholder, sia diretti, sia indiretti che si aspettano dalle imprese una gestione proattiva di tutti i livelli della loro catena di approvvigionamento, in modo da contribuire agli obiettivi di sostenibilità di tutta la comunità, a livello globale.
Otto aziende su dieci (81%), infatti, hanno intrapreso almeno un’azione per migliorare la sostenibilità lungo la supply chain.
Le azioni sono per lo più condotte autonomamente e limitate nella portata ai fornitori di primo livello, mentre le azioni dirette ai fornitori degli altri livelli sono scarse.
Il 39% delle imprese ha svolto direttamente audit presso alcuni fornitori, mentre il 36% ha richiesto ai propri fornitori di fornire informazioni e il 32% ha aperto un dialogo con i fornitori per affrontare le questioni relative alla sostenibilità oppure ha implementato una policy di sostenibilità.
Solo il 7% degli intervistati ha raggiunto tutti i livelli della filiera.
In questo contesto, l’indagine individua un numero di aziende, definite leader, che sono in prima linea in materia di sostenibilità nelle supply chain e che si contraddistinguono per un approccio più strutturato. I leader “si sono allontanati” dalle iniziative svolte in autonomia ed estendono le proprie attività ai fornitori di tutti i livelli delle proprie catene di approvvigionamento. Sono più attivi della media dei partecipanti al sondaggio e adottano approcci più organizzati e strutturati, ad esempio ricorrendo maggiormente a terze parti per effettuare audit presso i fornitori (in base a protocolli proprietari o a standard internazionali), o ricorrendo a training e programmi di formazione dedicati ai fornitori (30%).
Le aziende leader affermano che attraverso le loro azioni per migliorare la sostenibilità nella loro catena di fornitura, hanno:
migliorato la brand reputation (65%);
potenziato l’abilità nel soddisfare le richieste/necessità dei clienti (58%);
ottenuto un incremento del market share (32%).
Fonte: Logistica.it