11 April 2019
Continua la disputa tra GSMA, associazione mondiale degli operatori mobili, e la Commissione europea, con l’entrata in campo anche della Finlandia a difesa delle imprese. In seguito alla lettera inoltrata dall’associazione nel mese di marzo, in cui si faceva riferimento ai problemi che potrebbe portare l’adozione del “vecchio” wifi 802.11pp per i sistemi C-ITS (sistemi di trasporto intelligenti cooperativi) nel quadro dell’iniziativa Connected car anziché il più moderno C-V2X, sul quale tutto il settore sta fortemente investendo e già in grado di funzionare sulle reti esistenti, ma che potrà anche collegarsi alla rete 5G.
La commissaria ai Trasporti Violeta Bulc ha inviato una risposta, nella quale sottolinea l’urgenza di dover adoperare uno standard che possa essere da subito operativo al fine di salvare il maggior numero di vittime della strada, attestate a circa 25 mila ogni anno. L’unico modo per riuscire nell’impresa, continua l’esponente della Commissione europea, è l’utilizzo di questa tecnologia wireless posta alla base dell’ITS-G5 (da qui in poi usate come sinonimi di wifi 802.11p), per supportare il protocollo GeoNetworking per la comunicazione da veicolo a veicolo e da veicolo a infrastruttura.
Per Bulc questa tecnologia è l’unica ad ora pienamente disponibile per la realizzazione di una rete che possa salvaguardare le vite delle persone sulle strade, ed è “inaccettabile” dover aspettare altro tempo per iniziare i lavori di installazione dei dispositivi sulle vie di comunicazione terrestri e far spendere miliardi di euro in più ai cittadini.
Non sono della stessa opinione la GSMA e la ETNO (European Telecommunications Network Operators’ Association), che hanno risposto puntualizzando che in realtà già dal 2018 sono disponibili altri strumenti in aggiunta a quello dell’ ITS-G5, tra cui il Cellular Vehicle to everything (C-V2X) e che stanno velocemente prendendo piede tra le grandi economie mondiali come nuovi standard da inserire sul mercato, rendendo possibili le comunicazioni sia a breve che a lunga distanza. Inoltre, numerose compagnie leader nel settore automobilistico come BMW, Ford e PSA (Peugeot société anonyme) hanno già annunciato che installeranno il più recente standard C-V2X su tutti i veicoli che verranno immatricolati nel prossimo futuro.
Un’altra accusa mossa verso la Commissione è che in realtà la tecnologia da loro scelta non rappresenta la scelta ottimale per la salvaguardia degli europei, dal momento che il wifi 802.11p è stato sviluppato oltre 10 anni fa e presenta pertanto degli svantaggi rispetto alle più recenti invenzioni, a partire dai tempi di latenza alti da cui derivano maggiori possibilità di incorrere in incidenti per via dei probabili ritardi nella comunicazione tra veicoli e tra veicoli e strutture. Questi strumenti non competono neanche dal punto di vista del campo di azione, che risulterebbe così più ristretto rispetto alle possibilità che abbiamo oggi.
Terzo punto discusso dalle due associazioni europee è che in realtà l’utilizzo del C-V2X rispetto all’ITS-G5 non avrebbe un costo più elevato per via della necessità di sviluppare prima una rete 5G estesa, ma anzi “gli attuali servizi di sicurezza di base (come chiamate e servizi diurni) non richiedono il 5G. I chipset C-V2X sono pronti per il mercato e funzionano con le reti attuali”, si legge sul loro comunicato e “possono fare affidamento su reti esistenti”. L’analisi costi benefici mostra come l’utilizzo di questi nuovi strumenti presenti costi minori per le persone, e come l’uso del vecchio standard in realtà andrebbe solo a minare l’economia europea dal momento che, poiché l’Unione si è mostrata in ogni caso volenterosa di applicare questi nuovi standard in futuro, ciò ricadrebbe ancor più sulle tasche di chi paga le tasse, visto che il wifi 802.11p non è in grado di dialogare con il C-V2X, e ciò richiederebbe dei lavori di aggiornamento delle strade in una misura estremamente più dispendiosa rispetto ad una installazione in prima mano dei più moderni apparecchi.
C’è poi un altro dubbio che viene posto dalla GSMA e la ETNO, quello che vedrebbe questi strumenti essere installati solo lungo le arterie autostradali, che rappresentano circa l’8% del totale degli incidenti mortali su strada, andando ad escludere in un primo momento quello che è il grosso del problema, ossia le vie interne. l’ITS-G5 terrebbe fuori anche le stesse persone dal conto degli aiuti che si vuole dare per la salvaguardia dei cittadini, giacché non è in grado di comunicare con gli smartphone degli individui che si trovano a camminare per strada, cosa che invece può fare il Cellular Vehicle to everything, inviando per esempio un messaggio pop-up sullo schermo di un passante intento ad attraversare le strisce pedonali avvertendolo della vettura in arrivo se questo non vi ha fatto attenzione.
A favore delle due grandi associazioni si è mossa anche la Finlandia, che pur sostenendo l’intento della Commissione per salvaguardare i cittadini europei, lamenta quelle che per lei sono le 3 grandi mancanze non presenti nell’atto delegato sull’C-ITS redatto dalla stessa istituzione europea.
In primis, l‘atto delegato non è tecnologicamente neutro in quanto contiene una sola tecnologia da poter impiegare per la costruzione di questa nuova linea di comunicazione tra veicoli e infrastrutture.
Secondo, l’implementazione dell’ITS-G5 mancherebbe di interoperatibilità e ciò significa che questa tecnologia non ha alcuna capacità di comunicare con gli apparecchi cellulari. Questo comporterebbe la riorganizzazione di tutte le stazioni C-ITS dopo la loro installazione per supportare le tecnologie cellulari in un secondo momento e solo se saranno incluse nell’atto delegato, rendendo il tutto più costoso e posticipando l’uso di una delle funzioni più importanti per cui queste linee sono state create.
Terzo, nei confronti dell’assegnazione delle frequenze che, in linea di principio, spetterebbe agli Stati membri, ma che tuttavia, l’atto delegato limita all’uso degli standard a 5,9 GHz dell’ITS-G5. Sarebbe opportuno dunque garantire l’utilizzo di altre tecnologie su tale frequenza, seppure la Commissione può scegliere di adoperare il wifi 802.11p come standard di base.
Fonte: Eunews