21 Maggio 2009
Negli ultimi anni l’Italia ha conseguito importanti risultati sul fronte degli incidenti stradali: in particolare dal 2002 al 2007 il numero di morti e’ passato da 6.980 a 5.131 con una diminuzione del 26%, mentre il numero di feriti e’ passato da 378.492 a 325.850 con un calo, quindi, del 14%. Il tutto ha portato, oltre che alla salvezza di vite umane, a un risparmio dei costi che incidono su Stato, imprese e famiglie valutabile in 6.453 milioni di Euro/anno. Anche se rimane una situazione pesante nei centri urbani. Questi i dati emersi nel convegno ”La sicurezza stradale del sistema urbano: una priorità europea” organizzato dalla Consulta Nazionale sulla Sicurezza Stradale e svoltosi lo scorso 15 maggio presso il Cnel. Il presidente dell’organismo, Antonio Marzano, ha centrato l’attenzione su due fattori: i danni devastanti dell’alcool, e quindi la mancanza di una adeguata educazione dei giovani alla guida, e la carenza delle infrastrutture viarie. Analizzando i dati relativi agli ultimi anni si nota come particolarmente significativi siano stati i risultati ottenuti nel 2007, anno in cui si e’ registrata una riduzione di 538 morti (-9,5%) e di 7.105 feriti (-2,15). Il dato assume maggior rilevanza ove si tenga conto che quella realizzata dall’Italia nel 2007 e’ la piu’ ampia riduzione di mortalità tra quelle rilevate nei Paesi dell’Unione Europea. In effetti, dopo l’Italia, figurano in questa particolare classifica Irlanda e Regno Unito (-7,4%), Spagna (-6,9%) e Austria (-5,3%) a fronte di una riduzione media dell’Ue di circa il 4%. Tuttavia restano ancora dei punti deboli: il miglioramento della sicurezza stradale non si e’ spalmato in maniera omogenea su tutta la platea degli interessati dal momento che i cosiddetti ”utenti deboli” (pedoni, ciclisti, conducenti di ciclomotori e motocicli) e quelli ”a rischio” (giovani e anziani) sono rimasti ai margini di questa positiva evoluzione. Inoltre, le misure per migliorare la sicurezza stradale sono state poco attente alle esigenze e alle problematiche della sicurezza stessa nelle aree urbane; di qui il risultato per cui nel 2005 l’Italia e’, dopo Grecia e Portogallo, il Paese con tassi di mortalità urbana più elevati e la quota italiana di vittime in area urbana e’ quella più elevata tra i Paesi della Ue a 15, con l’eccezione della Grecia. Le vittime degli incidenti stradali non sono il naturale risultato dei grandi volumi di mobilità quanto la conseguenza di politiche di sicurezza stradale inadeguate. In termini quantitativi il tasso di mortalità di Roma e’ 3,5 volte più elevato di quello di Vienna, Parigi, Stoccolma, Helsinki, Oslo e Berlino.
Fonte: Da Ansa