Censis pubblica il suo 54° rapporto: il 37% italiani utilizza molto meno di prima i mezzi pubblici

7 Dicembre 2020

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Giunto alla 54° edizione, il Rapporto Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese nella fase di eccezionale incertezza che stiamo vivendo. In questa edizione, vengono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel sistema-Italia, tra cui l’epidemia e quello che resterà dopo lo stato d’eccezione. E si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, la sicurezza e la cittadinanza.

In particolare il capitolo «Territorio e reti» sottolinea che il crollo del Ponte Morandi ha rappresentato uno shock per il Paese e la ricostruzione è diventata una priorità nazionale. Ma è difficile parlare di «modello» da replicare, vista la sua eccezionalità basata su alcuni fattori specifici: ricalcare il tracciato del viadotto preesistente per non dover intervenire sulle gallerie (con una conseguente dilatazione dei tempi), individuare un Commissario straordinario (il sindaco della città) investito di poteri speciali, fare riferimento alla Direttiva europea che consente per comprovate esigenze di urgenza di aggiudicare appalti pubblici mediante una procedura negoziata senza la pubblicazione di un bando di gara, partire da un progetto donato alla città dal più illustre architetto italiano, preferire un’idea di ponte semplice e non ardita, non dover fare i conti con problemi di budget, affidare le attività di organizzazione del cantiere a un soggetto terzo avvalendosi di tecniche avanzate di project management. Per le altre opere infrastrutturali del Paese il tempo complessivo di attuazione è invece pari in media a 4 anni e 5 mesi, la fase di progettazione presenta durate medie variabili tra 2 e 6 anni, la fase di aggiudicazione dei lavori oscilla tra 5 e 20 mesi, i tempi medi di esecuzione variano tra 5 mesi e quasi 8 anni.

Sulla domanda di mobilità urbana tra crisi sanitaria, nuove abitudini di vita e di lavoro, nuove soluzioni tecnologiche, il Censis dice che il 37% degli italiani utilizza molto meno di prima i mezzi pubblici, sostituendoli con l’automobile, la bicicletta o spostandosi a piedi quando possibile. L’82,5% delle Pmi (le imprese con meno di 10 addetti) ritiene che in futuro nessun lavoratore potrà operare in regime di smart working. Questa percentuale scende al 66,4% tra le aziende di dimensioni maggiori (10-49 addetti). Si può stimare che 14 milioni di persone, tra addetti del settore privato e impiegati pubblici, opereranno presso le abituali sedi di lavoro e 3,5 milioni con modalità nuove che non prevedono una presenza giornaliera costante.

Fonte: Ferpress