20 Maggio 2020
“Non abbiamo ancora dati, ma è incontestabile il boom delle biciclette: dai feedback che abbiamo con i negozianti sappiamo che molti magazzini sono vuoti. A questo punto servono più corsie ciclabili e l’introduzione del doppio senso ciclabile, per attenuare la paura di chi vuole usare la bicicletta”. Paolo Magri, presidente di Ancma Confindustria, l’associazione dei produttori di cicli e motocicli, testimonia all’Adnkronos la “rivoluzione epocale” che sta investendo le strade italiane. “Abbiamo riscontrato un movimento incredibile di vendite di bici, e questo ancora prima del decreto”.
Secondo Magri “il tema degli incentivi non sta influenzando molto il fenomeno, anche se la somma a disposizione grazie ai fondi del Decreto Clima (il 60% della spesa fino a un massimo di 500 euro, ndr) è molto rilevante, direi generosa. A influenzare il boom di vendite, secondo noi, è la richiesta di distanziamento fisico e la sfiducia nel mezzo pubblico. E’ stato importantissimo -prosegue Magri- riaprire i negozi prima del 18 maggio, ma soprattutto una rinnovata fiducia nel mezzo bicicletta”.
E’ possibile che i fondi si volatilizzino in poco tempo? “Penso di no. Facendo i conti i 120 milioni serviranno a 240.000 acquisti, se si raggiunge il limite dei 500 euro: è tantissimo. Ciò che ci preoccupa semmai è la macchina burocratica, questa è la vera ansia dei commercianti”.
“Spero che le amministrazioni cittadine siano in grado di ridisegnare la mobilità ciclistica con corsie dedicate, e in questo l’intervento del ministero delle Infrastrutture deve favorire queste realizzazioni rapide, come a Milano e Roma. Anche l’introduzione di una misura largamente sperimentata all’estero come il doppio senso ciclabile sarebbe da favorire: a oggi l’unico ostacolo alla ciclabilità è la paura di usare quel mezzo nelle condizioni di traffico a cui siamo abituati. Non è una buona idea, invece, condividere le corsie dei bus, questo potrebbe essere fatto per le due ruote a motore che hanno velocità simili”.
Infine Magri trova “sbagliato mettere insieme bici e monopattini, e questo per un motivo sia di sicurezza, perché ruote così piccole hanno problemi seri di stabilità con asperità anche minime, sia per l’occupazione italiana, dato che quei mezzi sono prodotti per lo più in Cina”.
Fonte: Eco dalle Città