17 Marzo 2020
Traffico in netto calo, flussi di mobilità ridotti e raggio d’azione personale dimezzato: sono questi i risultati del primo studio dedicato al tema coronavirus e mobilità in Italia, alla luce delle restrizioni nazionali imposte dal governo il 9 marzo per affrontare l’emergenza.
La ricerca “Covid-19 Mobility Monitoring project” è stata realizzata dalla fondazione specializzata in Data science Isi, dalla società statunitense Cuebiq e dall’università di Torino, che hanno tracciato i movimenti di 170 mila cittadini nelle tre settimane dal 22 febbraio al 10 marzo, attraverso la localizzazione dei loro smartphone, riuscendo a mappare provincia per provincia cosa è accaduto subito dopo il primo contagio di Codogno. Va precisato che si tratta di uno studio in fase iniziale e che per quanto si basi su un campione esteso non è stato selezionato con i criteri tipici della statistica, ma solo geografici.
I dati sono stati raccolti da utenti anonimi che hanno aderito al progetto attraverso un framework conforme al GDPR, spiegano i ricercatori: 170 mila utenti distribuiti sul territorio nazionale, in maniera proporzionale al numero di abitanti delle singole provincie, che hanno generato complessivamente circa 175 milioni di posizioni. La ricerca ha monitorato in tempo reale i movimenti tra le province, la media delle distanze percorse dalle persone e la vicinanza tra gli utenti durante le prime tre settimane dall’inizio dell’epidemia, mettendoli a confronto con il periodo pre-epidemia. Un lavoro che andrà avanti anche nelle prossime settimane e che verrà ulteriormente perfezionato.
Le restrizioni di mobilità iniziali rivolte a Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna hanno portato a una riduzione compresa tra il 10% e il 30% del traffico tra le province italiane durante le settimane 1 e 2.
A seguito del blocco nazionale del 9 marzo, i flussi di mobilità tra le province sono diminuiti del 50% o più in tutto il paese.
A seguito del blocco nazionale, il numero di utenti che non hanno lasciato la propria provincia dopo il 9 marzo è aumentato in media del 50% a livello nazionale e di oltre il 100% nelle province di Lodi, Piacenza, Fermo e Vercelli, rispetto al periodo pre-epidemico.
La distanza abituale percorsa dagli utenti si è notevolmente ridotta durante le 3 settimane di restrizioni. Il raggio medio di rotazione degli utenti, distribuito in tutta Italia e presente durante tutte le settimane dello studio, è diminuito del 49% nelle 3 settimane di epidemia, passando da 13 km a circa 7 km in media.
Le restrizioni alla mobilità, alla chiusura degli spazi pubblici e al miglioramento dello smart working o del lavoro a distanza, hanno portato a una riduzione media degli incontri potenziali dell’8% durante la settimana 2 e di quasi il 19% durante la settimana 3.
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Fonte: Eco dalle Città