29 Maggio 2017
Il servizio di car sharing è sempre più diffuso in diverse città d’Italia ed è utilizzato come strumento di mobilità, oggi ancora saltuario e sporadico, in alternativa alla vettura di proprietà ma anche – e in misura ancora maggiore – al trasporto pubblico.
L’utente tipo, maschio, 38 anni, è pendolare e lo utilizza per raggiungere il lavoro; possiede in media 2,8 tessere e se ne serve senza preferenze per particolari operatori o modelli, verificando la disponibilità del veicolo più vicino.
Grazie all’auto condivisa, quasi 2 utenti su 10 hanno già rinunciato all’auto di proprietà, che presenta costi di gestione più onerosi rispetto al car sharing per percorrenze annue medio/basse (fino a 8.300 Km/anno, per un’auto di medie dimensioni).
Oltre metà degli utilizzatori viaggia in compagnia di una o più persone, abbattendo ulteriormente i costi sostenuti.
Ogni auto condivisa toglie dalla strada fino a 9 vetture in proprietà.
Per trasformare il car sharing da alternativa tattica a soluzione strategica per la mobilità urbana, le Istituzioni nazionali e locali dovrebbero uniformare la normativa sul settore e rendere omogenee le condizioni di utilizzo nelle città.
Sono queste le principali evidenze che emergono dalla ricerca “Il Car Sharing in Italia: soluzione tattica o alternativa strategica?”, condotta da ANIASA – Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici e dalla società di consulenza strategica Bain & Company e presentata nei giorni scorsi a Milano.
Lo studio definisce caratteristiche, prospettive e impatto del car sharing sulla mobilità urbana in Italia e i dati registrati a fine 2016 danno conto di un fenomeno in grande sviluppo in diverse città d’Italia: 1.080.000 tessere di iscrizione (+70% vs 2015), 6.270.000 noleggi (+33%) e una flotta di 6.000 veicoli (+33%).
Chi è l’utente medio del car sharing?
Maschio, 38 anni in media, pendolare, utilizza il car sharing principalmente per motivi di lavoro (nel 55% dei casi è dipendente di azienda); vive soprattutto in zone centrali (46%) o semi-centrali (27%), nelle quali utilizza il servizio.
E’ un utente pragmatico, ancora saltuario, poco fidelizzato al singolo operatore o allo specifico modello di auto: possiede in media 2,8 tessere dei diversi fornitori, guarda alla disponibilità del servizio prima che al brand, solo nel 6%-7% dei casi lo usa più di una volta a settimana.
I servizi di car sharing soddisfano, con orari e modalità differenti, due diversi fabbisogni: lavorativo, dal lunedì al venerdì, con un picco di utilizzo tra le ore 9 e le 12, e personale, in particolare nel weekend, con un picco pomeridiano tra le 16 e le 19.
Il 40% del campione intervistato lo utilizza al posto dell’automobile di proprietà, mentre più della metà (55%) dichiara di usarlo in alternativa al Trasporto Pubblico Locale (TPL). Il 52% possiede un’auto ed il 37% ne ha due nel proprio nucleo familiare. Ma, potendo contare pienamente sul car sharing, gli italiani sarebbero realmente disposti a rinunciare all’auto?
Dalle risposte emerge come in realtà l’auto condivisa al momento rappresenti un’opportunità di mobilità aggiuntiva, eventualmente sostitutiva della seconda auto. Il 43% degli utilizzatori non è ancora pronto ad abbandonare la propria vettura e il 32% lo farebbe se solo potesse affidarsi pienamente al car sharing, ma l’11% ha rinunciato a comprare un’auto e il 6% ne ha già venduta una, passando al car sharing. I dati mostrano quindi che l’auto condivisa sta ormai avendo un impatto concreto sulle abitudini di mobilità degli italiani.
In base a tali dati, considerando il numero delle iscrizioni al servizio e le auto oggi disponibili in car sharing, è possibile stimare che ogni vettura in sharing tolga dalla strada fino a 9 automobili di proprietà; chiaramente si tratta di un valore cumulato su più anni, in quanto ogni anno sono solo i nuovi utenti che rinunciano alla propria auto, e non necessariamente da subito.
Il car sharing mostra concreti vantaggi economici rispetto alla proprietà dell’auto per percorrenze annue medio/basse: fino a 11.800 km per una vettura grande, 8.300 km per una vettura media e 6.000 km per un’utilitaria. Questo, senza considerare gli altri vantaggi garantiti dalla formula (la possibilità di entrare nelle zone a traffico limitato, sostare gratuitamente nelle aree pubbliche a pagamento, evitare un consistente immobilizzo di capitale per l’acquisto del bene) e i risparmi possibili grazie alla condivisione delle spese di viaggio (una scelta già oggi operata dal 56% degli utenti).
Dalle risposte emerge un profilo assolutamente pragmatico dell’utilizzatore del car sharing. In cima alle caratteristiche del servizio giudicate più importanti si trova il prezzo competitivo (indicato dal 63% del campione), la presa/riconsegna ovunque (53%), la facilità d’uso (44%), mentre con riferimento all’auto gli utenti chiedono un abitacolo pulito (48%), sistemi di sicurezza (40%) e dispositivi di bordo (su tutti, navigatore, kit BT/vivavoce) (39%).
L’utente vorrebbe avere certezza dei costi, ovvero conoscere a priori l’importo da spendere per un determinato tragitto (spesso quello casa-lavoro), che con una tariffa al minuto è difficile prevedere in città con elevata congestione. Tra gli altri miglioramenti del servizio che gli utenti vorrebbero: più auto, più parcheggi, diffusione più ampia in periferia e maggiore facilità d’uso anche con le APP.
Nonostante i dati testimonino lo sviluppo costante della formula nelle nostre città, persistono alcune rigidità, a livello infrastrutturale e normativo, che rischiano di ingessare un mercato fortemente dinamico, con enormi potenzialità di sviluppo per la mobilità, urbana e non solo.
Fonte: ANIASA