27 Giugno 2016
Imporre per legge il calcolo delle emissioni prodotte attraverso il trasporto delle merci. Lanciare un piano nazionale per sostituire progressivamente i combustibili fossili con fonti a ridotto impatto ambientale: LNG e bio carburanti. Accelerare il rilancio dell’intermodalità ferroviaria e lo sviluppo della smart mobility, incidendo anche sulla cultura manageriale dei committenti fino a prevedere un sistema premiale per i trasporti più lenti e rendere visibile lo sforzo delle aziende verso una migliore sostenibilità dei servizi di trasporto delle merci.
Sono questi i sei passi che il Freight Leaders Council, ha individuato nel Quaderno #25 sulla sostenibilità ambientale del trasporto e della logistica, curato dal Presidente, Antonio Malvestio, con i contributi di rappresentanti delle istituzioni, delle aziende e degli esperti del settore, pubblicato in occasione del 25° anniversario della fondazione dell’associazione che riunisce i maggiori operatori della logistica italiana.
Il testo, presentato a Roma il 23 giugno nell’ambito del convegno “Trasporto CO₂: i carburanti alternativi rendono profittevole l’azienda”, organizzato da Tforma in collaborazione con Scania, Federmetano, Federchimica/Assogasliquidi, VDO e ZF si pone come un “manuale al servizio del lettore per illustrare come è possibile ridurre l’impronta ambientale nei trasporti” dando indicazioni alle aziende e alle istituzioni su come agire nell’immediato per far fronte all’emergenza emissioni prodotte dal trasporto merci e raggiungere gli standard imposti dall’Ue.
“I cambiamenti climatici sempre più rapidi stanno richiamando l’attenzione di tutti – spiega Antonio Malvestio, Presidente del FLC – La coscienza ecologica si sta velocemente diffondendo. Come spesso accade, siamo di fronte ad una accelerazione: la sostenibilità ambientale sta diventando una priorità, ma l’impreparazione media rischia di far compiere errori. Chi si occupa di trasporti e logistica sarà presto nell’occhio del ciclone. Mentre tutte le filiere hanno lavorato per il miglioramento dell’impronta ambientale riducendo la produzione di gas serra, i trasporti sono rimasti indietro. Con il trend attuale, saranno presto (tra il 2020 ed il 2030) responsabili per il 50% della produzione mondiale di CO₂. Di questa, il 60% per il trasporto delle persone ed il 40% per il trasporto delle merci. Migliorare drasticamente l’impronta ambientale del trasporto e delle aree adiacenti alla logistica è possibile ed è a portata di mano. Costituisce anche un risparmio, in quanto diminuire la produzione di CO₂ elimina gli sprechi. Occorre, però, decidere di non improvvisare e di seguire una pianificazione rigorosa”.
Ecco i sei passi da fare subito:
1 – Imporre il calcolo della CO₂ prodotta attraverso il trasporto. Occorre prevedere, con un accordo tra vettori e committenti, una legge che imponga il calcolo delle emissioni prodotte nei servizi di trasporto, anche attraverso meccanismi premianti i comportamenti virtuosi. La misurazione delle performance renderà più facile avviare processi di riduzione delle emissioni.
2 – Lanciare un piano nazionale per i combustibili a ridotto impatto ambientale: GNL e combustibili bio. Il GNL va sostenuto attraverso un piano che congeli il livello di tassazione su un periodo di 5 anni per consentire la pianificazione degli investimenti. Parallelamente si dovrebbe avviare lo sviluppo dei biocarburanti, una tecnologia che già esiste e che non richiede quasi mai la sostituzione dei motori in circolazione.
3 – Un piano nazionale per l’intermodalità ferroviaria
Occorre un’offerta di trasporto intermodale utilizzabile a domanda: le lunghe dorsali peninsulari devono avere servizi regolari nelle due direzioni, anche con fermate intermedie per trasporto container a casse mobili con terminali efficienti. E non bisogna dimenticare che le linee AV (alta velocità) sono in realtà state costruite per essere AC (alta capacità).
4 – Premiare i trasporti più lenti per migliorare la sostenibilità del sistema
L’aumento della sostenibilità dei trasporti deve obbligatoriamente passare attraverso un rallentamento pur minimo dei flussi. I committenti devono fare un salto culturale accettando un “ritardo” nelle consegne per fare spazio all’intermodalità ferroviaria e marittima. E’ indispensabile identificare un sistema premiante per chi allunga, anche minimamente, le rese.
5 – Occorre dare visibilità allo sforzo per una migliore sostenibilità del trasporto merci
L’Istat dovrebbe aggiungere una serie di statistiche sul trasporto merci ed in particolare sulla produzione di CO² nel trasporto. L’Albo degli Autotrasportatori dovrebbe dare visibilità alle certificazioni ambientali dei trasportatori seppure non obbligatorie. Il sito del ministero delle Infrastrutture e Trasporti dovrebbe indicare i dati di produzione di CO² per il trasporto merci ed il relativo trend nazionale, confrontato a quello di altre nazioni ove disponibile.
6- Accelerare lo sviluppo della smart mobility
L’Italia deve accelerare l’attuazione del Piano d’Azione ITS che prevede “la creazione di piattaforme logistiche integrate e/o interoperabili con la Piattaforma Logistica Nazionale (PLN)” allo scopo di interconnettere il più possibile i vari attori della Supply Chain, cercando un ritorno positivo sulla limitazione dei tempi di attesa, i viaggi a vuoto e sulla sicurezza generale dell’intero sistema.
Fonte: Freight Leaders Council